That’s (NOT) all, Folks!


Da un po’ di tempo a questa parte la frequenza di aggiornamento di questo blog è andata motlo a rilento. Talmente a rilento che mi sono chiesto più volte se valga effettivamente la pena di continuare. Le motivazioni alla base esulano sicuramente da una perdita di interesse nel settore, ma vanno piuttosto ricercate in impegni lavorativi sempre più pressanti che lasciano ben poco spazio ad un’attività alquanto impegnativa.

Poi parliamoci chiaro: dopo 5 anni e alcune centinaia di post il rischio di ripetitività si fa ogni volta più concreto. Alla fine si sta parlando sempre di ristoranti e molte esperienze tendono ad essere abbastanza omologabili, per quanto piacevoli. Questo spazio è nato ad uso esclusivamente personale ed è sempre (e sempre sarà) gestito unicamente da una persona (me) senza nessun team di supporto alle spalle. Continua a leggere “That’s (NOT) all, Folks!”

Del perché la World’s 50 Best non mi piace


L’edizione 2012 della "The World’s 50 Best Restaurants, sponsored by S.Pellegrino and Acqua Panna", nome altisonante che indica il concorso che da quasi 10 anni elegge i 50 migliori ristoranti del mondo, non ha certo portato risultati brillanti per l’Italia che ha perso 3 dei 6 ristoranti in classifica l’anno scorso, registrando inoltre per i restanti una lieve tendenza al ribasso.

La World’s 50 Best è ormai considerata una sorta di premio Oscar della cucina e, per quanto molti si sforzino di prenderla in maniera diciamo "giocosa", questa graduatoria ha un enorme potere commerciale. Sono molto esplicative in questo senso le parole di Rene Redzepi del Noma di Copenaghen (ristorante da 3 anni in prima posizione): “1204 persone sulla lista d’attesa di stasera. Stessa data nel 2008: 14 ospiti in tutto il giorno”. Continua a leggere “Del perché la World’s 50 Best non mi piace”

Le stelle tardive


Alla fine c’è arrivata anche la guida Michelin. Anni dopo le altre guide nazionali ed un esercito di food-blogger, anche i francesi hanno dovuto infine attribuire all’Osteria Francescana il massimo riconoscimento; il ché si dimostra un’ottima occasione per (s)parlare della bizzarra applicazione dei criteri di giudizio.

Secondo gli editori della guida rossa, le stelle (asterischi per quel che mi riguarda) vengono attribuite ai ristoranti esclusivamente in base alla qualità della cucina, mentre per la piacevolezza dell’ambiente e l’efficienza servizio esiste una scala di votazione parallela misurata in "forchette" (in numero variabile da uno a cinque) che possono eventualmente diventare rosse in caso di particolare amenità.

La situazione italiana vede ad oggi 7 locali "tristellati" (per usare un gergo da guidarolo incallito) contro gli oltre 25 francesi, di cui 10 nella sola Parigi. Tralasciando gli ormai ammuffiti asti nel settore food&wine, appare palese che qualcosa non quadra: i ristoranti nostrani vengono evidentemente giudicati sulla base delle grandi tavole francesi, templi dove si celebra una cultura gastronomica ormai in declino. Continua a leggere “Le stelle tardive”

Di acqua e ristoranti (piccolo sfogo estemporaneo)


Per definizione il gourmet non trova scandalosa una degustazione prezzata a 100€ e più. Egli conosce perfettamente le complessità di preparazione di certi piatti, il numero di persone necessarie in cucina per garantirne la perfetta riuscita, il costo della materia prima di qualità e magari persino la notorietà dello chef.

Il gourmet non trova scandalosi i ricarichi del 200% sul vino. Egli conosce perfettamente le problematiche di gestione della cantina, il rischio che il ristoratore si assume sulle bottiglie avariate e il fatto che una carta con molte referenze e profondità di annate faccia lievitare i costi di stoccaggio.

Il gourmet ultimamente si scandalizza per il balzello del "coperto" ma decisamente molto meno per il prezzo dell’acqua, tema che potrebbe essere quantomai attuale vista la grande attenzione riservata in tempi pre-referendari al tema della privatizzazione della res idrica. Continua a leggere “Di acqua e ristoranti (piccolo sfogo estemporaneo)”

L’indice di gradimento


L’idea di parlare di ristoranti all’interno di un blog (l’ennesimo) è nata innanzitutto per memoria storica personale. Molti dettagli di pranzi e cene memorabili sono ormai andati inesorabilmente perduti nel tempo come lacrime nella pioggia 😦 (cit).

Di certo avrei potuto tenere per me foto e impressioni, ma, la sola idea di avere qualcuno che viene a leggere quello che scrivo, funge da stimolo per dare a tutto il materiale una forma più ordinata.

Si dibatte da tempo ormai sul tema voto si/no: personalmente ho sempre preferito affidarmi a guide che abbiano un parametro di sintesi estrema come il voto (sia esso espresso in ventesimi, centesimi, stelle, cappelli o forchette), piuttosto che alle poche meramente descrittive dove un giudizio oggettivo -se può esistere davvero un’oggettività assoluta- può essere ricavato solo dal raffronto dei ristoranti nelle varie fasce di prezzo.

Per quanto mi fossi proposto di evitare, il supremo elemento di sintesi alla fine giunge anche qua, per quanto mascherato dal nome “indice di gradimento”. Continua a leggere “L’indice di gradimento”

Il prezzo della passione: piccola analisi sull’incremento del costo della ristorazione negli anni 2001-2010


Di urla e strepiti per il raddoppio generalizzato dei prezzi post-euro se ne sono sentiti a iosa, soprattutto nel settore del wine&food, con la maggioranza degli esercenti pronta a puntare il dito contro l’anello più basso della catena.

Premetto che la mia passione per la ristorazione di qualità è piuttosto recente (ed ad ogni modo successiva all’introduzione della nuova moneta), ma la mia convinzione è sempre stata che gli aumenti abbiano riguardato principalmente i locali di "fascia bassa" lasciando più o meno indenni i ristoranti di "fascia medio-alta". Convinzione fino ad oggi non confutata da alcun dato oggettivo.

Essendo finalmente riuscito a raccattare una guida pre-euro da affiancare a quelle già presenti nella mia libreria (stiamo parlando in questo caso di Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso), ecco quindi l’idea di una veloce analisi, senza nessuna velleità denigratoria, su come sono variati i prezzi della ristorazione nell’ultimo quasi-decennio. Continua a leggere “Il prezzo della passione: piccola analisi sull’incremento del costo della ristorazione negli anni 2001-2010”

I piaceri della carne @ Totò – Chiesa in Valmalenco (SO)


Questo locale di montagna con ormai mezzo secolo di storia alle spalle è famoso soprattutto per una cosa: la carne. Costate, costine, bistecche e fiorentine trovano qui una mirabile declinazione. Per quanto ormai il cambio generazionale sia già avvenuto da un po’, è sempre il fondatore (il Totò da cui il nome trae origine) ad occuparsi personalmente della scelta dei tagli che verranno poi serviti in semplici preparazioni alla brace.

Ubicato nel pieno centro storico di Chiesa in Valmalenco, il ristorante si distingue per quella sua aria vintage (potrei rispolverare il termine “sgrauso” :-)) e per le note di folklore locale, quali gli attempati signori intenti a giocare a briscola nei tavoli all’ingresso.
La sala principale si caratterizza per i tavoli ravvicinati, il tovagliato quadrettato (di tessuto) e apparecchiatura basic, con camerieri intenti a destreggiarsi negli stretti passaggi. Continua a leggere “I piaceri della carne @ Totò – Chiesa in Valmalenco (SO)”

Stronzate per gastrofanatici: il Kopi Luwak Coffee


Alla fine l’ho fatto. Trascinato dal pensiero “almeno una volta nella vita bisogna provare” mi sono fatto tentare dal famoso (o famigrato) Kopi Luwak Coffee… ossia il “caffè più caro del mondo”.

A qualcuno sarà capitato di vedere in qualche ristorante di grido questo particolare caffè nell’apposita carta a prezzi che si aggirano intorno ai 20-25 euro a tazzina: il motivo di tale esborso si ritrova nella limitatissima produzione annua che si attesta intorno al quintale.

Il metodo di produzione potrebbe anche strappare qualche sorriso. Questo caffè viene prodotto principalmente nell’isola di Sumatra dove le bacche più mature e succose vengono mangiate da un simpatico animaletto: lo zibetto delle palme comune (Paradoxurus hermaphroditus). Il passaggio attraverso il tubo digerente elimina la parte esterna della bacca di caffè mentre la parte interna non viene digerita: tuttavia gli enzimi digestivi dello zibetto eliminano alcune delle proteine che conferiscono il sapore amaro. Continua a leggere “Stronzate per gastrofanatici: il Kopi Luwak Coffee”

Ricci in Italia e nel mondo


Il gruppo FEISBUC ha ormai sfondato la soglia dei 5000 iscritti: ci sono quindi almeno 5000 persone che sanno che la parte prelibata del riccio di mare sono le uova, o per meglio dire le gonadi. E le stesse persone sapranno altresì che il soggetto nella foto di apertura non è un riccio di mare 🙂

La specie comunemente destinata ad uso alimentare nelle regioni del mar mediterraneo è il Paracentrotus lividus, volgarmente conosciuto come riccio femmina, in contrapposizione al “fratello” non commestibile Arbacia lixula altrimenti noto come riccio maschio.

Va da sè che essendo organismi ermafroditi la distinzione in maschio e femmina è del tutto errata: le gonadi sono in grado di produrre sia uova sia spermatozoi, anche se la fecondazione avviene in acqua da cellule appartenenti a differenti individui. Continua a leggere “Ricci in Italia e nel mondo”

La Sedia Riccio


Sedia Riccio by Oooms Studio

Nel tentativo di dare un abbozzo di contenuti al blog e alla pagina Facebook, mi sono imbattuto in questo fenomenale oggetto di design e non ho resistito a pubblicare.

Questa lounge-chair è prodotta da Oooms Studio in collaborazione con la designer olandese Rachel Van Outvorst. Perfetta per il riccio che è dentro di voi o anche per stare comodi in un pezzo di design unico e fatto a mano.
La sedia è composta da 8000 cavi annodati ed è ordinabile su richiesta direttamente da Oooms Studio alla modica cifra di 3.200 Eurozzi.

Per i veri amanti del genere 🙂

Links:

Articolo Originale

Sito ufficiale di Oooms Studio